Sistema Idroviario

Piano SIMPO

Nell’ambito degli strumenti di pianificazione del sistema idroviario risulta essenziale citare il “Piano SIMPO”, in quanto esso rappresenta il primo progetto riguardante tutta l’asta fluviale del Po e le proposte di intervento per la protezione idraulica e la fruizione delle risorse fluviali emerse dal piano sono ancora oggi meritevoli di confronto e approfondimento. Tale piano fu affidato nel 1980 dall’allora Magistrato per il Po (ora AIPO) alla società SIMPO e comprende lo studio e la progettazione di massima delle sistemazioni idrauliche dell’asta principale del Po, finalizzate alla difesa ed alla conservazione del suolo ed alla utilizzazione delle risorse idriche. Esso venne svolto attraverso l’utilizzo di strumenti informatici che hanno permesso di valutare portate e livelli di piena e di magra del Po, nonché i livelli di falda. Del Piano SIMPO esistono tre versioni che sono state redatte nel tempo e i cui principali contenuti vengono descritti nel seguito.


Il Piano “SIMPO 0”
La redazione della proposta del Piano SIMPO, nella versione originaria, si colloca verso l’inizio della seconda metà del secolo scorso (anni 1950-1960). Il progetto di massima per la salvaguardia del territorio e dell’utilizzazione ottimale delle risorse idriche del Po nel tronco medio inferiore (Piano di Sistemazione Idraulica della Media Padana Orientale), nella sua primitiva versione, è stato presentato al Magistrato per il Po il 31 luglio 1963.
Il Piano “SIMPO 0” comprende in un unico coerente elaborato, tutti gli studi e progetti per la sistemazione idraulica del Po medio inferiore e del suo Delta. L’obiettivo principe del Piano SIMPO 0 era rappresentato dalla difesa idraulica intesa, non come assetto idraulico complessivo di bacino, bensì come insieme di interventi volti da un lato ad evitare le alluvioni prodotte dalle piene nel tratto medio inferiore di Po e, dall’altro, a salvaguardare il Delta dalle mareggiate del mare Adriatico. Nello stesso tempo il Piano SIMPO 0 entrava appieno ad affrontare il tema dell’uso delle acque del fiume per la navigazione, per l’irrigazione e per la produzione dell’energia idroelettrica ed inoltre ad affrontare le problematicità legate all’abbassamento del fondo alveo e alla riduzione dell’inquinamento delle acque.

Il Piano “SIMPO 1”
Nell’adunanza dell’11 febbraio del 1978, con voto n. 714, la III Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici riconosceva la complessiva validità del Piano SIMPO 0, ma ribadiva la necessità di ulteriori studi, approfondimenti e sviluppi della progettazione allo scopo di dissipare i dubbi sollevati in sede di istruttoria particolarmente in relazione agli sbarramenti ed all’utilizzo delle golene per l’abbattimento dei colmi di piena, non esaurientemente indagati. Gli approfondimenti degli studi convenzionati, oltre all’idrologia ed all’idraulica di bacino, contemplavano: la capacità di deflusso e le singolarità dell’alveo; il trasporto solido in relazione, soprattutto, all’abbassamento del fondo alveo; il comportamento statico ed idraulico delle arginature esistenti ed in progetto e le criticità; il comportamento delle falde sotterranee a ridosso delle arginature in relazione ai vari stati idrometrici del fiume; le caratteristiche delle maree e delle correnti marine sul fronte del delta; la definizione, a livello di progetto preliminare, delle proposte di assetto idraulico (difesa d’alveo, arginature, navigazione fluviale, usi della risorsa idrica per l’irrigazione e la produzione dell’energia idroelettrica); la verifica della validità degli interventi proposti previa la predisposizione e la taratura di modelli matematici di simulazione dei fenomeni idrologici caratteristici, del comportamento idraulico del Po e geotecnici; l’analisi dei fattori di rischio e valutazione dell’impatto sul sistema fisico naturale e ambientale complessivo.
Rispetto alla versione originaria, la proposta del SIMPO 1 metteva a confronto tre schemi di bacinizzazione, tutti interessanti il Po da Valenza al Delta. Il parere si concluse con la necessità di maggiori indagini, anche con modelli fisici, sia sulla regolazione del livelli utili di tracimazione che, soprattutto, sulle modalità e tempi d’invaso in relazione a vari eventi di riferimento ipotizzati.

Il Piano “SIMPO 2”
Il Piano SIMPO 2, presentato nel dicembre 1989 aveva l’obiettivo di indagare e ad approfondire ulteriormente la bacinizzazione. Il Piano aggiornato, che sostanzialmente manteneva inalterata la previsione progettuale del SIMPO 1 rispondeva nel dettaglio alle richieste avanzate dal Consiglio Superiore relativamente agli effetti prodotti dagli sbarramenti, e precisamente: sul trasporto solido e sulla morfologia fluviale in generale; sull’inquinamento termico; sulla conservazione degli ambienti naturali; sulle falde rivierasche; sulle fondazioni; sul comportamento delle arginature in tempi di piena ed in tempi ordinari; sugli aspetti funzionali, gestionali ed economici.